Negli Stati Uniti una legge del 1967, l'Age Discrimination in Employment Act, ADEA, tutela gli anziani vietando ai datori di lavoro di attuare, nei confronti dei dipendenti provvedimenti discriminatori, in particolare i licenziamenti, a cagione dell'età. P.R., cinquantottenne, dopo avere lavorato per 40 anni alle dipendenze della Sanderson Plumbing Products Inc, è stato licenziato e sostituito da un trentenne. Egli ha promosso, nei confronti dell'azienda, un giudizio davanti alla Corte Federale del Distretto Settentrionale del Mississipi, sostenendo di avere subito una discriminazione per la sua età e facendo presente che l'amministratore della società, prima del licenziamento, aveva in più occasioni commentato negativamente la sua prestazione lavorativa, attribuendogli una minore efficienza dovuta all'anzianità. L'azienda si è difesa sostenendo di avere licenziato P.R. perché, quale responsabile di un reparto, non aveva adempiuto correttamente al compito di rilevare le presenze degli addetti e la durata delle loro prestazioni lavorative, con la conseguenza che si era verificato un calo di produttività. Nel giudizio di primo grado P.R. ha dimostrato l'infondatezza degli addebiti rivoltigli, producendo le schede delle rilevazioni da lui eseguite. Il giudice di primo grado ha ritenuto che dalla infondatezza della motivazione addotta dall'azienda per il licenziamento potesse desumersi l'intento discriminatorio da essa perseguito in violazione dell'ADEA e pertanto l'ha condannata al risarcimento del danno oltre che al pagamento di due anni di retribuzione. La Corte d'Appello del Quinto Circuito ha riformato questa decisione, in quanto ha ritenuto che la natura discriminatoria non potesse desumersi dall'infondatezza della sua motivazione, e che il lavoratore avrebbe dovuto fornire altre prove in merito all'intento perseguito dall'azienda. P.R. si è allora rivolto alla Suprema Corte degli Stati Uniti che, con sentenza del 12 giugno 2000 (Est. O'Connor) ha accolto il ricorso, affermando che, in presenza di altri elementi, quali l'età avanzata del lavoratore e il suo rimpiazzo con altro dipendente successivamente assunto, l'infondatezza della motivazione addotta dall'azienda per il licenziamento costituisce un elemento di importanza decisiva ai fini dell'accertamento della natura discriminatoria di tale provvedimento. L'intento discriminatorio perseguito in violazione dell'ADEA - ha affermato la Corte - può essere normalmente provato solo mediante elementi di presunzione, essendo ben difficile disporre di testimonianze oculari sui processi mentali dell'imprenditore.
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