Legge e giustizia: venerdì 26 aprile 2024

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IL DISEGNO DI LEGGE 1441 QUATER SI COLLOCA IN UNA LINEA DI TENDENZA DIRETTA ALLA COMPRESSIONE DEI POTERI DEL GIUDICE E ALLA DEREGULATION DI QUELLI IMPRENDITORIALI - In contrasto con i principi affermati dalla Corte Costituzionale nelle sentenze n. 115/94 e 121/93, richiamate da Cass. Sez. Lav. n. 21511/08.

Roma, 14 ottobre 2008 - Il disegno di legge 1441 quater si colloca in una linea di tendenza diretta alla compressione dei poteri del giudice e alla deregulation di quelli dell'imprenditore. La stessa che ha prodotto il lodo Alfano, il decreto Alitalia, la modifica della normativa sui contratti a termine. Una linea che appare alquanto fuori moda dopo il crollo delle Borse e gli interventi statali nei confronti dei protagonisti della vicenda. Ma non è la prima volta che il nostro Paese arriva in ritardo agli appuntamenti con la storia.

Nel dibattito in corso sulla crisi economica, a parole si riconosce la necessità di potenziare la domanda con l'aumento della retribuzione del lavoro dipendente. Nei fatti il legislatore si appresta a demolire elementari garanzie che hanno, tra l'altro, lo scopo di contrastare la naturale tendenza del privato imprenditore al conseguimento della produttività mediante la riduzione del costo del lavoro, anziché con gli investimenti e le innovazioni tecnologiche.

In sostanza con il 1441 quater si vuole consentire la possibilità di derogare a norme imperative, che tutelano il lavoro, mediante accordi "certificati" da appositi organismi. Nella pratica, per essere assunto il lavoratore dovrà sottoscrivere contratti, predisposti dall'impresa, diretti a disciplinare normativamente il rapporto di lavoro nei suoi aspetti più importanti, quali il potere di licenziare e le conseguenze del licenziamento illegittimo. Il ruolo dei sindacati sarebbe sostanzialmente annullato. Il giudice a sua volta dovrebbe fare riferimento, nelle sue decisioni, alla normativa aziendale. Lo Stato dovrebbe lasciare il campo a una congerie di repubbliche autonome, in una materia che, per la nostra Costituzione e per i trattati europei, fa parte dell'ordine pubblico interno e comunitario. In materia, il Parlamento sembra averlo dimenticato, la Corte Costituzionale si è già pronunciata affermando che "non è consentito al legislatore di autorizzare le parti ad escludere direttamente o indirettamente, con la loro dichiarazione contrattuale, l'applicazione della disciplina inderogabile prevista a tutela dei lavoratori" e che "i principi, le garanzie e i diritti stabiliti dalla Costituzione in questa materia sono e debbono essere sottratti alla disponibilità delle parti" (sentenze n. 115/94 e 121/93, richiamate recentemente da Cass. Sez. Lav. n. 21591/08).

La protezione del lavoratore dai licenziamenti arbitrari ha radice nell'art. 41, secondo comma, della Costituzione che pone limiti all'iniziativa economica privata, a tutela della sicurezza, della libertà e della dignità umana.

Altre norme della Costituzione che il disegno di legge n. 1441 quater sembra ignorare sono quelle che tutelano l'indipendenza del giudice: articoli 101, 104 e art. 117, con riferimento all'art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo. Deve pertanto ritenersi che le nuove norme non potranno essere interpretate dai giudici nel senso voluto dal Governo. Se lo dovessero essere, sarebbe inevitabile la richiesta di intervento della Corte Costituzionale, che Le annullerebbe. (D.d'A.)


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