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Legge e giustizia: venerd́ 26 aprile 2024
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QUANTO PIU' GRAVE E' L'ACCUSA TANTO PIU' IL GIORNALISTA DEVE ESSERE CAUTO NEL RIFERIRLA - E sollecito nel ricordare al lettore che gli addebiti sono presunti (Cassazione Sezione Terza Civile n. 2745 del 12 febbraio 2015, Pres. Segreto, Rel. Lanzillo).
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In
caso di clamorosi fatti di cronaca, la funzione del giornalista è delicatissima
poiché egli viene a trovarsi da un lato pressato e sospinto dall'interesse del
pubblico alla conoscenza dei fatti e all'individuazione del colpevole;
dall'altro lato costretto ad autolimitarsi, in considerazione del danno che potrebbe
arrecare, ove l'indagato fosse innocente. Quanto più è grave l'accusa, tanto
più il giornalista deve essere cauto nel riferirla e sollecito nel ricordare al
lettore che gli addebiti sono presunti, astenendosi dal colorire la vicenda con
particolari la cui veridicità non sia certa: con la piena consapevolezza che,
se le accuse non fossero vere, l'accertamento della verità processuale arriverà
comunque troppo tardi e troppo debolmente per cancellare il ludibrio a cui
l'inquisito si sarà trovato esposto nel frattempo.
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