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Legge e giustizia: giovedì 25 aprile 2024
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LA CESSIONE DI RAMO D'AZIENDA SUPPONE UNA PREESISTENTE REALTA' FUNZIONALMENTE AUTONOMA - Per evitare forme incontrollate di espulsione (Cassazione Sezione Lavoro n. 1316 del 19 gennaio 2017, Pres. Di Cerbo, Rel. Cinque).
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Costituisce elemento costitutivo della cessione del ramo di
azienda prevista dall'art. 2112 c.c., anche nel testo modificato dal D.Lgs n.
276 del 2003, art. 32, l'autonomia funzionale del ramo ceduto, ovvero la
capacità di questo, già al momento dello scorporo dal complesso cedente, di
provvedere ad uno scopo produttivo con i propri mezzi, funzionali ed
organizzativi e quindi di svolgere - autonomamente dal cedente e senza
integrazioni di rilievo da parte del cessionario - il servizio o la funzione
cui risultava finalizzato nell'ambito dell'impresa cedente al momento della
cessione, indipendentemente dal coevo contratto di fornitura di servizi che
venga contestualmente stipulato tra le parti. L'autonomia
funzionale del ramo di azienda ceduto può non coincidere con la materialità
dello stesso, ma comunque l'autonomia dell'entità ceduta deve essere
obiettivamente apprezzabile, sia pure con possibili interventi integrativi
imprenditoriali ad opera del cessionario, al fine di verificarne
l'imprescindibile requisito comunitario della sua conservazione. L'art. 1 lett.
b) della direttiva 2001/23 stabilisce, infatti, che "è considerato come trasferimento ai sensi della presente direttiva
quello di una entità economica che conserva la propria identità, intesa come
insieme di mezzi organizzati al fine di svolgere un'attività economica, sia
essa essenziale o accessoria". Ciò suppone una preesistente realtà
produttiva funzionalmente autonoma (comma 5 art. 2112 c.c. come sostituito
dall'art. 32 comma 1 d.lgs n. 276/2003) e non anche una struttura produttiva
creata ad hoc in occasione del trasferimento (ex aliis Cass. n. 21697 del
13.10.2009; n. 21481 del 9.10.2009; n. 20422 del 3.10.2012). La ratio è quella
di evitare che le parti imprenditoriali possano creare, in occasione della
cessione, strutture produttive che, in realtà, costituirebbero l'oggetto di una
forma incontrollata di espulsione di frazioni non coordinate fra loro,
unificate soltanto dalla volontà dell'imprenditore e non dall'inerenza del
rapporto ad un'entità economica dotata di autonoma ed obiettiva funzionalità
(Cass. n. 19740 del 17.7.2008 e n. 21481/2009 cit.). La Corte di Giustizia, cui
compete l'interpretazione del diritto comunitario, ha affermato che, proprio
per garantire una protezione effettiva dei diritti dei lavoratori in una
situazione di trasferimento, obiettivo perseguito dalla direttiva 2001/23, il
concetto di identità dell'entità economica non può riposare unicamente sul
fattore relativo all'autonomia organizzativa (Corte di Giustizia 12.2.2009
C-466/07 Dietmar, punto 43) e che l'impiego del termine "conservi" nell'art. 6, par. 1 commi 1 e 4 della direttiva "implica che l'autonomia dell'entità ceduta
deve, in ogni caso, preesistere al trasferimento" (Corte di Giustizia
6.3.2014, C-458/12, Amatori, punti 30 e 32) pur non ostando che uno stretto
vincolo di committenza ed una commistione del rischio di impresa non possa
costituire di per sé ostacolo all'applicazione della direttiva 2001/23
(sentenza CG citata, Amatori, punto 50).
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